Le informazioni seguenti sono solo segnalazioni di farmaci attualmente in sperimentazione, e non costituiscono indicazioni mediche:
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“per curare il Covid-19 tutto il mondo utilizzerà la clorochina“
Didier Raoult, uno dei massimi esperti francesi annuncia : “Ora sappiamo come guarire dal Coronavirus”
Il direttore dell’Istituto Mediterraneo per le infezioni di Marsiglia ha pubblicato i risultati del suo test clinico sul trattamento del Coronavirus con la clorochina e sostiene: “per curare il Covid-19 tutto il mondo utilizzerà la clorochina”
Doccia fredda per Big Pharma? Parrebbe di sì, considerando che la Clorochina e la Idrossiclorochina le trovate già in farmacia per pochi euro. Clorochina e Idrossiclorochina usate da anni per la cura della malaria ma che risulterebbero estremamente efficaci nel contrastare il COVID19.
Scoperta già fatta, a gennaio, in Cina da Jianjun Gao, Zhenxue Tian e Xu Yang, dell’Università di Qingdao ma, chissà perché, ignorata dai media occidentali. Non è stato possibile, invece, silenziare la notizia quando la capacità anti COVID19 della Clorochina e della Idrossiclorochina è stata confermata da esperimenti e test clinici effettuati nientedimeno da Didier Raoult (qui il suo chilometrico curriculum scientifico e accademico) il quale ha pensato bene, per rompere il quasi totale silenzio stampa che stava avvolgendo in Europa la scoperta, di piazzare su Internet un suo video diventato virale.
Non l’avesse mai fatto. Nonostante la sua ricerca e i risultati dei test clinici fossero già disponibili on line e pronti per essere integralmente pubblicati sulla prestigiosa rivista “International Journal of Antimicrobial Agents” la sua apparizione su Internet è stata presentata surrettiziamente da molti media come la prova della sua inaffidabilità. Intanto la Clorochina-Idrossiclorochina, nonostante il Governatore di New York ne abbia fatto comprare 800.000 dosi viene sbrigativamente etichettata come “un miraggio”. E c’è anche chi, pur di infangare Didier Raoult, gli rinfaccia di “negare persino, in un suo libro, l’evoluzione darwiniana”.
Una campagna mediatica per mettere da parte una cura che non farebbe guadagnare un soldo a Big Pharma?
Francesco Santoianni
fonte:
https://va.news-republic.com/a/6807411903514542598
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Il Made in Italy ha un potenziale alleato contro il Coronavirus: il Lisozima
Tanto che – da quanto ha potuto verificare AGRICOLAE – il ministero delle Politiche agricole – MIPAAF -, tramite l’ICQRF, ha chiesto al Consorzio del Grana Padano – prodottoda latte crudo a cui viene aggiunto il caglio, il lisozima e infine il sale – di “reperire lisozima perché parrebbe che 1,5 grammi al giorno – diviso tra mattina, pomeriggio e sera – per 5 o 7 giorni al mese sciolti in un bicchiere d’acqua possano essere assai utili contro le infezioni e soprattutto perché è una proteina naturale e non di sintesi chimica”.
Qui di seguito AGRICOLAE pubblica la scheda tecnica inviata dall’azienda.
“Pertanto è un fattore naturale dell’immunità aspecifica cellulare ed umorale ad azione antivirale, antibatterica ed immunomodulante”, precisano ancora dall’azienda per maggiore chiarezza. “È uno dei bracci armati del sistema immunitario. Infatti è presente naturalmente nella saliva, nelle lacrime, nel sudore, e nel latte materno, proprio come prima barriera protettiva al fine di evitare infezioni e l’attacco di agenti patogeni”.
Si legge infatti nel foglio illustrativo della versione farmaceutica che rientra nella categoria farmacoterapeutica: “antivirale per uso sistemico”.
Il Lisozima, scoperto nel 1922 dallo stesso ricercatore che scopri la penicillina,Alexander Fleming, è un’enzima presente in tessuti animali dotato di forte attività battericida. E’ infatti in grado di ledere la parete batterica dei batteri atattraverso la catalizzazione dell’idrolisi del legame beta 1,4 tra l’acido N-Acetilmuramico (NAM) e la N-acetilglucosamina (NAG) che sono la componente principale del peptidoglicano.
È abbondantemente presente in numerose secrezioni animali e umane come le lacrime (fanno eccezione quelle dei bovini). Soprattutto nel latte materno. Si trova in concentrazioni elevate anche nell’albume d’uovo.
Il Lisozima, legandosi alla superficie batterica, ne riduce infatti la carica elettrica negativa superficiale, rendendo più facile la fagocitosi del batterio, prima che intervengano le opsonine del sistema immunitario.
Non c’è nessuna evidenza scientifica pubblicata che questo possa rappresentare la soluzione al Coronavirus, salvo andando a cercare a tappeto nella letteratura scientifica.
Dallo studio pubblicato sulla il 5 settembre 2019 sulla BMC Veterinary Research da Joanna Małaczewska, Edyta Kaczorek-Łukowska, Roman Wójcik, and Andrzej Krzysztof Siwicki dal titolo “Antiviral effects of nisin, lysozyme, lactoferrin and their mixtures against bovine viral diarrhoea virus” emerge che il Lisozima, mischiato con la Nisina e la Lactoferrina è attivo nei vari stadi dell’infezione e dimostra un forte effetto antivirale intervendo sui livelli di RNA virali, il dna del virus. Lo studio è stato conseguito sulla diarrea virale dei bovini.
Negli anni passati molti lavori dimostrano che il Lisozima “ricombinante” – vale a dire riprodotto da colture batteriche – ha effetto su alcuni virus come quello dell’Herpes e dell’HIV. La ricerca dal titolo “The Effects of the Recombinant CCR5 T4 Lysozyme Fusion Protein on HIV-1 Infection” è stata pubblicata su PLOS ONE l’8 luglio del 2015 a firma Qingwen Jin, Hong Chen, Xingxia Wang, Liandong Zhao, Qingchen Xu, Huijuan Wang, Guanyu Li,Xiaofan Yang, Hongming Ma, Haoquan Wu, and Xiaohui Ji.
Inoltre da uno Studio del 2018 emerge che il Lisozima viene usato assieme ad altri componenti come lavaggio polmonare per infezioni batteriche gravi.
Arrivata poi la smentita da parte del ministero delle Politiche agricole, che annuncia di approfondire la questione ed eventualmente provvedere in sede disciplinare:
CORONAVIRUS, MIPAAF: “NESSUNA RICHIESTA UFFICIALE A CONSORZIO GRANA. VERIFICHEREMO”
fonte:
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Il farmaco per l’artrite reumatoide utilizzato nei malati con polmonite può essere una risposta?
«Abbiamo avuto un’adesione spettacolare alla sperimentazione del Tocilizumab, un anticorpo monoclonale che potrebbe essere efficace nel contrastare l’infiammazione alla base delle gravi polmoniti causa di morte nei pazienti più seri. Dopo affermazioni forse ottimistiche e certamente premature sul successo della terapia in pochissimi malati, siamo stati subissati da richieste per l’uso del farmaco, già approvato per altre indicazioni, principalmente l’artrite reumatoide, che aveva bisogno di studi clinici rigorosi per confermarne o meno l’efficacia. Ecco perché si è deciso di partire con un unico studio nazionale coordinato da Aifa».
fonte:
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Avigan, c’è il via libera dell’Aifa alla sperimentazione per Covid-19
Lo ha detto il ministro della Salute Speranza dopo l’incontro con il direttore dell’Agenzia del farmaco Magrini: «Valutare l’impatto del farmaco nelle fasi iniziali della malattia»
Le aspettative, bene o mal riposte che siano, in questi ultimi giorni si chiamano Avigan. Ovvero il farmaco giapponese di cui tutti parlano dopo il video di un imprenditore romano diventato virale sui social. Un argomento di cui ha discusso lunedì il Comitato tecnico-scientifico dell’Agenzia italiana del farmaco (Aifa). «Il direttore generale di Aifa, Nicola Magrini, mi ha comunicato che, dopo una prima analisi sui dati disponibili relativi ad Avigan, il Comitato sta sviluppando un programma di sperimentazione e ricerca per valutare l’impatto del farmaco nelle fasi iniziali della malattia. Nei prossimi giorni i protocolli saranno resi operativi, come già avvenuto per le altre sperimentazioni in corso» ha affermato in un comunicato il ministro della Salute Roberto Speranza.
Fontana: «Partiamo subito»
Una palla subito raccolta dal governatore della Lombardia, la regione più colpita dall’epidemia, Attilio Fontana. «Il nuovo farmaco Avigan, non si sa se funzioni o non funzioni, ma adesso potrà essere testato, grazie alle sollecitazioni che abbiamo inviato a Roma perché venisse immediatamente sperimentato. E la sperimentazione, grazie all’ok dell’Aifa, inizierà immediatamente in Lombardia, già da domani (martedì 24, ndr), e speriamo che contribuisca a eliminare questo maledetto virus». Grande entusiasmo era stato espresso poche ore prima anche da Luca Zaia, alla guida del Veneto, altra regione pesantemente colpita. «Il Veneto è pronto a sperimentare il medicinale. Se c’è anche solo la minima possibilità, io sono convinto che si debba procedere».
fonte:
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31 marzo 2020:
Remdesivir
nuovo farmaco, vedi articolo:
fonte sul mio blog:
https://6viola.wordpress.com/2020/03/31/remdesivir-nuovo-farmaco-da-repubblica-it/
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12 aprile 2020:
Eparina
cito:
in poche ore, medici dei diversi ospedali, da Bari a Firenze e Lombardia hanno usato l’eparina, e scoperto che “funziona” per risolvere il tragico e quasi ineluttabile aggravamento polmonare, fino alla morte, cui medici e infermieri dovevano assistere impotenti dopo aver intubato il malato, e vederlo andarsene soffocando senza disporre – il che è disperante per qualunque terapeuta – di un solo farmaco che lo alleviasse.
L’eparina, l’anti-coagulante usato da un secolo, con la sua efficacia conferma la tesi del “fantomatico cardiologo di Pavia” bollato da Burioni come l’ennesima bufala.
Il cardiologo aveva commesso l’errore di scrivere su twitter, invece che riferire a Burioni, e con tono ingenuamente eccitato. Ecco cosa:
“Non vorrei sembrarvi eccessivo ma credo di aver dimostrato la causa della letalità del coronavirus.
Solo al Beato Matteo ci sono 2 cardiologi che girano su 150 letti a fare ecocardio con enorme fatica e uno sono io. Fatica terribile!
Però, di quello che alcuni supponevano, ma non ne riuscivano a essere sicuri, ora abbiamo i primi dati.
La gente va in rianimazione per tromboembolia venosa generalizzata, soprattutto polmonare.
Se così fosse, non servono a niente le rianimazioni e le intubazioni perché innanzitutto devi sciogliere, anzi prevenire queste tromboembolie.
Se ventili un polmone dove il sangue non arriva, non serve! Infatti muoiono 9 su 10.
Perché il problema è cardiovascolare, non respiratorio!
Sono le microtrombosi venose, non la polmonite a determinare la fatalità!
E perché si formano trombi? Perché l’infiammazione, come da testo scolastico, induce trombosi attraverso un meccanismo fisiopatologico complesso ma ben noto.
Allora? Quello che la letteratura scientifica, soprattutto cinese, diceva fino a metà marzo era che non bisognava usare antinfiammatori.
Ora in Italia si usano antinfiammatori e antibiotici (come nelle influenze) e il numero dei ricoverati crolla.
Curandola bene a casa eviti non solo l’ospedalizzazione, ma anche il rischio trombotico.
Non era facile capirlo perché i segni della microembolia sono sfumati, anche all’ecocardio.
Ma ho confrontato i dati dei primi 50 pazienti tra chi respira male e chi no e la situazione è apparsa molto chiara.
Per me si potrebbe tornare a vita normale e riaprire le attività commerciali. Via quarantena.
Non subito. Ma il tempo di pubblicare questi dati. Il vaccino può arrivare con calma.
In America e altri stati che seguono la letteratura scientifica che invita a NON usare antinfiammatori è un disastro! Peggio che in Italia.
E parliamo di farmaci vecchi e che costano pochi euro”
L’eparina, appunto.
(continua)
fonte:
https://www.maurizioblondet.it/eparina-funziona-scoperta-del-genio-italico-e-il-suo-contrario/
da wikipedia:
L’eparina, dal greco “ἧπαρ” (fegato) (fu inizialmente estratta dal fegato di cane), è un glicosaminoglicano altamente solfatato, è ampiamente utilizzato come farmaco iniettabile anticoagulante. Ha la più alta densità di carica negativa tra tutte le biomolecole conosciute.[2] Può inoltre essere impiegata come collirio oppure per formare superfici anticoagulanti in esperimenti di vario genere e cure mediche (emodialisi). L’eparina ad uso farmaceutico viene ricavata generalmente dalla mucosa di intestino suino o di polmone bovino. Da sottolineare che l’eparina viene prodotta dai mastociti ed inglobata in granuli a secrezione regolata insieme ad altri granuli così come l’istamina, venendo liberata in modo violento quando avvengono reazioni allergiche causate dal riconoscimento di antigeni dai recettori sui mastociti.
La sua azione viene efficacemente antagonizzata dal cloridrato e dal solfato di protamina.[3]
È sull’elenco dei farmaci essenziali per l’Organizzazione Mondiale della Sanità, oltre ad essere tra i farmaci più efficaci e sicuri nel sistema sanitario.[4]
È nota anche come eparina non frazionata (UFH). È inoltre disponibile una versione frazionata di eparina, nota come eparina a basso peso molecolare.[5]
https://it.wikipedia.org/wiki/Eparina
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Agenzia Italiana Farmaco (AIFA) su Eparine (doc in formato pdf) (11.04.2020)
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cito:
Che ve lo dico a fare! Al Sud scientificamente parlando, Siamo 50’anni avanti rispetto al Nord!
Un altro spiraglio di luce proveniente dalla Campania e dai tanti studi effettuati per trovare una cura al coronavirus. Medici a lavoro h24! Come è accaduto per altri casi precedenti, la scoperta è stata fatta sempre a partire da un farmaco già esistente.
Protagonisti la Prof. farmacologa della Vanvitelli Annalisa Capuano e la molecola gabesato mesilato già contenuta in un medicinale che serve a contrastare la pancreatite acuta. Ad annunciare la notizia la stessa Capuano (che ha collaborato insieme al collega Giorgio Recagni, ordinario a Milano e presidente della Società italiana di Farmacologia) in un’intervista rilasciata a La Repubblica.
Tale molecola può agire su tre fronti: “La prima fase è caratterizzata dalla viremia, – ha dichiarato la Capuano – quando il virus inizia a replicarsi e che, però, può decorrere in maniera favorevole. La seconda arriva se l’organismo non ce la fa a contrastare la replicazione virale“. Nella ricerca è stato coinvolto il Cotugno, in attesa dell’autorizzazione da parte dell’Aifa, pronta la sperimentazione su 80 pazienti.
L’INTUIZIONE – “Le autopsie sulle povere vittime da Covid-19 hanno dimostrato quadri molto severi di Cid. Ecco perché si è deciso di somministrare anche l’eparina che, però, può potenzialmente causare emorragie. Perciò, abbiamo pensato a una molecola che non presenti lo stesso rischio, e il gabesato risponde a questa necessità e serve anche a contrastare le altre due fasi dell’infezione da Covid-19“.
IL GABESATO – “Appartiene alla categoria dei cosiddetti “inibitori delle proteasi feriniche”: sono enzimi presenti soprattutto sulla superficie delle cellule polmonari. Inibisce l’accesso del virus nelle cellule e pertanto contrasta la viremia. Poi, svolge un ruolo antinfiammatorio riducendo la produzione di citochine, in particolare TNF-alfa. Infine ha un buon profilo di tollerabilità, ma va somministrato entro 48 ore dall’insorgenza dei sintomi.“.
L’ATTACCO DEL COVID19 – “Il Covid19 si aggancia a questi ultimi attraverso, lo spike-protein (fa parte dell’involucro esterno del virus) che gli consente di raggiungere la cellula bersaglio, legandosi al suo recettore. E così, da questa porta d’ingresso invade l’organismo“.
Clorochina e idrossiclorochina, a ruba nelle farmacie le molecole nemiche del coronavirus. Ora scarseggiano per i malati reumatici cronici
Gli antimalarici utilizzati anche a scopo profilattico per le categorie più a rischio nell’emergenza da Covid-19. Hanno prezzi accessibili, ecco perché diminuiscono le quantità a disposizione
La posologia e le somministrazioni eventuali devono essere solo su consiglio e prescrizione del medico di fiducia.
Coronavirus, interrotti i test con la clorochina: «Troppi morti per effetti collaterali»
Mercoledì 15 Aprile 2020
Il remdesivir funziona, anzi no. I due studi contrastanti sul farmaco anti coronavirus
Il test americano sostiene che l’antivirale accorcia la malattia da 15 a 11 giorni. L’infettivologo Fauci: “Risultati netti e positivi”. La sperimentazione cinese non riscontra invece benefici, ma è stata penalizzata dalla mancanza di pazienti dopo l’esaurimento dell’ondata epidemica. In un laboratorio Usa spunta intanto un nuovo medicinale promettente
continua ..
fonte:
ISS, 7 febbraio 2020
Al momento non ci sono terapie consigliate dall’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) per il nuovo coronavirus, e nelle linee guida sull’assistenza ai pazienti sono indicate solo terapie di supporto, come l’ossigeno-terapia, la somministrazione di fluidi e l’uso empirico di antibiotici per trattare eventuali co-infezioni batteriche. L’Oms riunirà l’11 e 12 febbraio un forum di esperti da tutto il mondo per discutere di come accelerare la ricerca su vaccini e possibili terapie. Su alcuni pazienti si stanno però utilizzando alcuni farmaci già in uso o in sperimentazione per altre patologie, mentre per altri sono iniziati i test preclinici in vista di un possibile uso, in un caso anche grazie a studi condotti dall’Istituto.
Remdesivir: questo farmaco è in sperimentazione sull’uomo contro le infezioni da Ebola, e nei test in vitro ha mostrato una certa attività anche contro coronavirus come Sars e Mers. E’ stato utilizzato sul primo paziente infetto dal nuovo coronavirus negli Usa, come descritto su Lancet, ed in alcuni ospedali cinesi sta partendo una sperimentazione su circa 800 pazienti.
Lopinavir e Ritonavir: la combinazione di questi due farmaci anti Hiv è stata usata nel 2004 durante l’epidemia di Sars, ed è in sperimentazione su 41 pazienti in un ospedale di Wuhan, insieme ad una dose di interferone alfa.
Clorochina: questo farmaco antimalarico è in uso da oltre 70 anni, e recentemente la Commissione Sanitaria Nazionale Cinese lo ha indicato tra quelli che hanno un’attività in vitro contro il nuovo coronavirus su cui proseguiranno i test. Tra i primi studi a verificarne l’attività antiretrovirale, nella fattispecie contro l’Hiv, uno è stato eseguito da ricercatori dell’Istituto Superiore di Sanità coordinati dal dott. Andrea Savarino.
Umifenovir e Darunavir: il primo è un antinfluenzale, mentre il secondo è un farmaco anti Hiv già in uso da diversi anni. Entrambi avrebbero mostrato un’attività contro il virus in vitro.
Le fasi di una sperimentazione clinica
Prima di essere approvato un farmaco passa attraverso diverse fasi di sperimentazione, sia di tipo preclinico che clinico. I primi test vengono effettuati in vitro, nel caso dei virus su cellule infettate. Quelle che mostrano attività vengono poi sperimentate su modelli animali. In caso di successo si passa alla fase clinica sull’uomo, che si divide di solito in tre fasi. La prima, su un numero ristretto di persone sane, serve a verificare che il potenziale farmaco sia sicuro e non dia effetti collaterali gravi, e può essere saltata nel caso in cui ad esempio si utilizza una molecola che è già in uso per altri scopi. Nella seconda si testa la terapia su un numero limitato di pazienti, per verificarne l’efficacia. Se anche questa fase viene superata si passa alla terza, su un numero maggiore di persone malate.
FONTE: (iss=istituo superiore sanità):
https://www.iss.it/primo-piano/-/asset_publisher/o4oGR9qmvUz9/content/id/5268940
“Coronavirus, ricerca australiana scopre farmaco che lo uccide in 48 ore”
Incredibile quanto evidenziato negli studi sulle colture cellulari condotti dal Biomedicine Discovery Institute (BDI) presso la Monash University (Melbourne): ora nuovi test
MELBOURNE (Australia) – La ricerca medica per trovare una possibile cura per il coronavirus va avanti in tutto il mondo. In particolare, c’è un gruppo di scienziati australiani che sta conducendo dei test con l‘Ivermectin, un farmaco che viene utilizzato generalmente per trattare altre malattie come dengue o zika. E secondo quanto emerso dai loro test, sembra che siano riusciti a provare che questo riesca a uccidere il virus in 48 ore. Negli studi sulle colture cellulari condotti dal Biomedicine Discovery Institute (BDI) presso la Monash University (Melbourne) in collaborazione con il Doherty Institute, è stato infatti scoperto che la Ivermectina (antiparassitario disponibile in tutto il mondo e riconosciuto dall’American Drug Agency) riesce a eliminare la carica virale del coronavirus in due giorni.
Coronavirus, in Australia importante scoperta medica
“Abbiamo scoperto che anche una singola dose potrebbe eliminare tutto l’RNA virale entro 48 ore e che, inoltre, entro 24 ore vi è una riduzione davvero significativa“, hanno affermato i responsabili dello studio in dichiarazioni raccolte dall’agenzia di stampa spagnola, Europa Press. Tuttavia, gli stessi scienziati hanno riconosciuto che ci vorrà ancora un po’ per verificarne l’efficacia nella sconfitta del coronavirus sulle persone: “Adesso dobbiamo determinare se la dose che può essere utilizzata nell’uomo sia efficace, questo è il passo successivo“, hanno detto i ricercatori. Che nel caso in cui riuscissero a dimostrare effettivamente l’utilità di questo farmaco contro il Covid-19, avrebbero fatto una delle scoperte più importanti nel settore medico negli ultimi anni.
fonte:
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100 mila medici! ..
testo completo:
Pasquale Tufano ha condiviso un link.
l’ultimo dpcm del presidente Giuseppe Conte testimonia che non hanno letto (oppure non hanno voluto prendere in considerazione) quanto segue:
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cito da il tempo:
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Tamponi domiciliari anche agli asintomaci e ai paucisintomatici per evitare la seconda ondata di contagi da Coronavirus dopo la fine del lockdown, con squadre speciali di medici che possono raggiungere le persone a domicilio: è l’appello di 100.000 medici italiani al Governo e alle istituzioni sanitarie che chiedono anche il trattamento precoce dei pazienti ai primi sintomi di Covid-19 e il rafforzamento del territorio attraverso le USCA, le unità speciali di medici sul territorio.
E’ quanto contiene la lettera firmata da circa 100.000 medici e odontoiatri del gruppo FB “Coronavirus, Sars-CoV-2 e COVID-19 gruppo per soli medici” già inviata al Ministro della Salute Roberto Speranza. Un appello rivolto al Governo e alle istituzioni sanitarie per trattare le persone prima che sviluppino la malattia vera e propria e per attivare le Unità Speciali Territoriali in tutte le Regioni. E il ministro Speranza ha già fatto sapere che è una buona idea:
“Bene la lettera dei medici, il ruolo sul territorio è cruciale” ha detto il titolare del dicastero della Salute, che ha spiegato che “i temi della lettera dei medici sono la nostra strategia in cinque punti”, “ministero e Aifa – ha continuato Speranza – sono al lavoro per diagnosi e cure a domicilio”.
Una lettera apprezzata anche dal presidente della FNOMCEO (la Federazione nazionale degli Ordini dei medici chirurghi e odontoiatri), Filippo Anelli che ha ringraziato i colleghi medici “per le loro sollecitazioni” dopo l’apprezzamento per l’intervento: “condivido totalmente il contenuto della lettera aperta inviata dai colleghi e li ringrazio per le loro sollecitazioni”.
Ma ecco cosa hanno scritto i medici. “Siamo 100.000 medici italiani – si presentano nella lettera – e chiediamo al Ministro della Salute On. Roberto Speranza, ai Governatori di tutte le Regioni, al Presidente della FNOMCEO Dottor Filippo Anelli, ai Presidenti Federali degli Ordini dei Medici Regionali e a tutte le istituzioni competenti di: rafforzare il territorio per trattare precocemente le persone ai primi sintomi di Covid-19; far funzionare le Unità Speciali Territoriali (USCA) in maniera omogenea”.
I medici spiegano come è nato il gruppo Fb. “Siamo un gruppo di circa 100.000 Medici, di tutte le specialità e di tutti i servizi territoriali e ospedalieri sparsi per tutta Italia, nato in occasione di questa epidemia che, da quasi 2 mesi ormai, sta scambiando informazioni sull’insorgenza della malattia causata dal Coronavirus, sul come contenerla, sul come fare, a chi rivolgersi, come orientare la terapia, come e quando trattarla, e siamo pressoché giunti alle stesse conclusioni: i pazienti vanno trattati il più presto possibile sul territorio, prima che si instauri la malattia vera e propria, ossia la polmonite interstiziale bilaterale, che quasi sempre porta il paziente in Rianimazione”.
“Dagli scambi intercorsi e dalla letteratura mondiale – spiegano – si è arrivati a capire probabilmente la patogenesi di questa polmonite, con una cascata infiammatoria scatenata dal virus attraverso l’iperstimolazione di citochine, che diventano tossiche per l’organismo e che aggrediscono tutti i tessuti anche vascolari, provocando fenomeni trombotici e vasculite dei diversi distretti corporei, che a loro volta sono responsabili del quadro variegato di sintomi descritti”.
“I vari appelli finora promossi da vari Organismi e Organizzazioni sindacali, che abbiamo condiviso appieno, sono stati rivolti a chiedere i tamponi per il personale sanitario, a chiedere i dispositivi di sicurezza per tutti gli operatori, che spesso hanno sacrificato la loro vita pur di dare una risposta ai pazienti. Nessuno si è tirato indietro, nessuno. Proprio per non vanificare l’abnegazione di medici e personale sanitario, oltre ai dispositivi di protezione e ai tamponi, chiediamo di rafforzare il territorio, vero punto debole del Servizio Sanitario Nazionale, con la possibilità per squadre speciali, nel decreto ministeriale del 10 Marzo definite USCA, di essere attivate immediatamente in tutte le Regioni, in maniera omogenea, senza eccessiva burocrazia, avvalendosi dell’esperienza di noi tutti nel trattare precocemente i pazienti, anche con terapie off label, alcune delle quali peraltro già autorizzate dall’AIFA”.
Obiettivo colpire in anticipo il virus. “Siamo giunti alla conclusione che il trattamento precoce può fermare il decorso dell’infezione verso la malattia conclamata e quindi arginare, fino a sconfiggere, l’epidemia. Il riconoscimento dei primi sintomi, anche con tamponi negativi (come abbiamo avuto modo di constatare nel 30% dei casi) è di pura pertinenza Clinica, e pertanto chiediamo di mettere a frutto le nostre esperienze cliniche, senza ostacoli burocratici nel prescrivere farmaci, tamponi, Rx e/o TC, ecografia polmonare anche a domicilio, emogasanalisi, tutte cose che vanno a supportare la Clinica, ma che non la sostituiscono.
Lo chiediamo, indipendentemente dagli schieramenti politici e/o da posizioni sindacali, lo chiediamo come medici che desiderano ed esigono di svolgere il proprio ruolo attivamente e al meglio, dando un contributo alla collettività nell’interesse di tutti. Lo chiediamo perché tutti gli sforzi fatti finora col distanziamento sociale non vadano perduti, paventando una seconda ondata di ricoveri d’urgenza dei pazienti tenuti in sorveglianza attiva per 10-15 giorni, ma che non sono stati visitati e valutati clinicamente e che ancora sono in attesa di tamponi”.
La finalità è scongiurare nuovi focolai dopo la fine del lockdown, possibilità annunciata dal direttore aggiunto dell’Oms Ranieri Guerra. “La mappatura di questi pazienti, asintomatici o paucisintomatici, e di tutti i familiari dei casi conclamati – concludono i medici firmatari della lettera al ministro Speranza – è oltremodo indispensabile per non incorrere in un circolo vizioso, con ondate di ritorno dei contagi appena finirà il lockdown”.
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fonte:
https://www.iltempo.it/cronache/2020/04/18/news/coronavirus-tamponi-a-casa-seconda-ondata-contagi-appello-100-medici-su-fb-coronavirus-sars-cov2-e-covid-19-gruppo-per-soli-medici-lettera-ministro-speranza-1317014/
Vedere articolo su EPARINA per i dettagli farmacologici (già sopra citato e che ripeto):
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consiglio la lettura del seguente documento:
da Foreign Affairs, luglio/agosto 2005
Prepararsi alla prossima pandemia
Michael Osterholm – direttore del Centro per la ricerca e la gestione delle malattie infettive – Ufficio affari esteri, Usa
(Traduzione e adattamento a cura della redazione di EpiCentro)
Fin dall’antichità le pandemie influenzali hanno innescato la paura di una calamità causata da una malattia infettiva in grado di propagarsi in tutto il mondo. Negli ultimi 300 anni sono accadute 10 pandemie influenzali umane: le più recenti si sono avute nel 1957-1958 e nel 1968-1969, e anche se decine di migliaia di americani sono morti, questo è stato considerato poca cosa rispetto alla pandemia del 1918-1919, nella quale si contarono circa 100 milioni di morti in tutto il mondo (secondo le stime più ampie). Oggi siamo 6,5 miliardi, 3 volte la popolazione del 1918: quindi anche un’influenza non molto aggressiva potrebbe uccidere molti milioni di persone.
Una serie di studi scientifici hanno messo in evidenza che una pandemia è attesa a breve termine. Potrebbe essere causata dal virus H5N1, l’influenza aviaria che recentemente ha coinvolto l’Asia. Non è possibile sapere esattamente quando questa colpirà, o se sarà grave come quella del 1918 o più simile a quelle del 1957 o del 1968. Non si può però prescindere dalla possibilità che un’epidemia possa sopraggiungere nei prossimi anni. Non si possono prevederne gli effetti, ma prepararsi a questo evento è indispensabile, e c’è bisogno di molto lavoro da parte delle istituzioni.
(continua)
link:
http://www.partitoviola.it/docs/Prossima_Pandemia-2015.pdf
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cito:
PAVIA. Funziona. La plasmaterapia sta guarendo decine di pazienti Covid-19 al San Matteo. Una cura nata proprio al policlinico di Pavia e già esportata negli Stati Uniti, dove si sta applicando in 116 centri universitari. Il protocollo è stato predisposto dal servizio di Immunoematologia e Medicina trasfusionale del San Matteo, in collaborazione con le strutture di Mantova e Lodi, nonchè dall’Azienda ospedaliera universitaria di Padova e da pochissimo anche Novara. La sperimentazione porta la firma di Cesare Perotti direttore del servizio di Immunoematologia. Che, a studio ultimato, attende di pubblicarne a breve i risultati. E si prepara ad un’altra sperimentazione, passando da 52 a 150 pazienti.
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Gli scienziati scrivono al governo: “clima terroristico, mettete fine all’emergenza sanitaria” (studio)
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1 giugno 2020 – Sono state trovate le _prove_ del complotto: la prestigiosa rivista The Lancet ha mentito.
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4 giugno 2020:
continua:
Secondo la circolare “0015280-02/05/2020-DGPRE-DGPRE-P”: “Per l’intero periodo della fase emergenziale non si dovrebbe procedere all’esecuzione di autopsie o riscontri diagnostici nei casi conclamati di COVID-19”
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Nuovo Farmaco contro covid19: Adenosina (intervista al dottor Correale)
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Indagine su come si cura il covid19 (studio)
https://6viola.wordpress.com/2020/06/17/indagine-su-come-si-cura-il-covid19-studio/
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Pubblicato il: 03/09/2020 11:24
Covid, un composto naturale può ucciderlo: scoperta del Cnr
QUERCETINA
cito:
Dalla natura la speranza di una nuova arma contro Covid-19. Uno studio internazionale al quale ha partecipato l’Istituto di nanotecnologia del Consiglio nazionale delle ricerche, il Cnr-Nanotec di Cosenza, indica che la quercetina – un composto di origine naturale – funziona da inibitore specifico del coronavirus Sars-CoV-2.
nota: è contenuta ad esempio nei capperi ed anche nelle cipolle rosse etc.
continua:
https://www.adnkronos.com/fatti/cronaca/2020/09/03/covid-composto-naturale-uccide-scoperta-del-cnr_TUndBK9T2XnlRkpd5S2DGK.html?refresh_ce
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Lactoferrina
cito:
E’ chiaro quindi che lo studio che hanno svolto i colleghi di Tor Vergata e della Sapienza, che hanno evidenziato come la lactoferrina possa essere una possibile risposta al Covid, rientra nel novero della grande plasticità di questa molecola naturale che oltre ad essere una proteina con caratteristiche nutritive, ha anche la capacità di promuovere molteplici azioni difensive nel bambino indifeso.
continua:
link
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Adenosina
sostanza che spegne le infiammazioni da corona virus covid19:
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si ribadisce che le indicazioni di farmaci sono solo informazioni da verificare con il proprio medico di fiducia e di richiedere la “prescrizione medica” perché un medico tiene conto sia delle condizioni del paziente sia della posologia e può anche sconsigliare la assunzione di un farmaco per varie cause:
venerdì 4 dicembre 2020:
fonte:
https://www.facebook.com/groups/barnardeuroparlamentare/permalink/3835422479855426/
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lunedì 1 febbraio 2021:
Ivermectina CNR (Centro Nazionale Ricerche) sulla cura covid19
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studio in India su
“Ivermectin”
Si apprende che l’India ha fatto di più: ha notificato al capo dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, il notorio dottor Tedros, una accusa di “oltraggio alla corte” e “crimini contro l’umanità”.
Ad elevare l’accusa è la rispettatissima Indian Bar Association, l’associazione degli Avvocati indiani con sede a Mumbai.
Il motivo? “l’OMS continua a diffondere disinformazione sul farmaco “Ivermectin”, nonostante avesse piena conoscenza di una sentenza emessa dall’Onorevole Alta Corte di Bombay a Goa il 29 maggio 2021.
“La sentenza – si legge – è stata emessa dopo che una precedente nota legale era stata notificata il 25 maggio 2021 al capo scienziato dell’OMS, il dottor Soumya Swaminathan (pediatra indiana divenuta capo scientifico dell’OMS nel 2019) a causa di dichiarazioni pubbliche fatte, anche su Twitter, che affermavano che l’OMS non raccomandava l’uso di Ivermectin per il trattamento la presunta malattia da Covid-19, “se non all’interno di studi clinici”. Ha anche detto che non c’era “nessuna prova” che il farmaco aiutasse a fermare la presunta progressione della malattia.
Ciò, “in contrasto con le linee guida per il trattamento del virus dell’Indian Council for Medical Research (ICMR) che raccomandano l’uso del farmaco in pazienti lievi e moderati”. L’ICMR è sicuro che ’Ivermectina ha contribuito a riprendere il controllo del prima grande focolaio indiano; è farmaco generico, dunque economico ed ampiamente conosciuto in India come efficace vermifugo.
continua al link seguete:
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ANTIDOTO alla proteina spike (studio)
fonte originale:
di
ANNE GIVAUDAN
E ANTOINE ACHRAM
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ultimo aggiornamento:
22 giugno 2021, ore 09.19