QUEI DUE REATTORI NUCLEARI SUL LAGO MAGGIORE… (di Gianni Lannes)

«Le operazioni di disattivazione pianificate includeranno le attività necessarie per la bonifica delle strutture contaminate e dei suoli contaminati»: parola di Raffaele Cattaneo, assessore all’Ambiente e Clima, della Regione Lombardia. Il centro nucleare sperimentale ad Ispra in provincia di Varese, ceduto nel 1961 dal governo italiano (legge 906 dell’1 agosto 1960) con l’accordo del 22 luglio 1959, sarà bonificato nel 2040. Rischi e pericoli? Non calcolati. A tutti gli effetti, un impianto atomico che si aggiunge a ben 5 centrali, vale a dire 4 civili e una militare a San Piero a Grado in provincia di Pisa (Camen-Cresam, Cisam), senza contare le officine di fabbricazione del combustibile nucleare e gli innumerevoli depositi ufficiali ed ecomafiosi sparsi nel Belpaese. Nel 2024 l’Italia non ha ancora fatto i conti con queste pesante eredità e i suoi attuali politicanti intendono puntare ancora sul fallimentare nucleare.

In Parlamento giace ancora senza risposta l’interrogazione numero 3/0287 a firma di Pannella, Bonino, Faccio e Mellini: «Sulla fuga di materiale radioattivo da un laboratorio di ricerca dell’Euratom di Ispra (Varese)».
Miglior fortuna ha avuto l’interrogazione presentata il 15 giugno 2017 dall’attuale ministro Giorgetti Giancarlo, relativa a una nuova “area 41”. Dunque, problema irrisolto ovvero incancrenito.

E che dire di un altro atto parlamentare inevaso dal governo tricolore, ossia l’interrogazione a risposta scritta numero 4/23047 del 6 dicembre 1990, relativa alla copertura offerta dall’ufficio Euratom di Roma in via del Corso utile “all’approvvigionamento di armi per la struttura denominata “Gladio”?

Nel 1959 in Italia, mentre la politica era alle prese con la caduta del governo Fanfani e la nascita del governo Segni II, e mentre la Democrazia Cristiana eleggeva Aldo Moro come suo nuovo segretario, ad Ispra, un miniscolo comune in Lombardia, veniva inaugurato il primo reattore nucleare italiano. Situato in provincia di Varese, a due passi dal Lago Maggiore, il reattore Ispra 1 raggiunse la sua criticita‌ il 20 novembre 1959. Il reattore fu costruito in una zona collinare, dedita all’agricoltura ed alla pesca lungo le sponde del lago, in un comune che oggi vanta poco più di 5 mila abitanti. 650 ettari riconvertiti da terreno agricolo a centro di ricerca in cui contestualmente fu costruito anche il Centro di Ricerca dall’allora Comitato Nazionale per la Ricerca Nazionale (CNRN), successivamente cambiato in Comitato Nazionale per l’Energia Nucleare (CNEN).

Alto 24 metri il reattore, come si legge nell’inventario nazionale dei rifiuti radioattivi, e‌ stato sede di esperimenti in ambito nucleare, prevalentemente come sorgente di neutroni per ricerche nella fisica dello stato solido, fisica del reattore, produzione di radionuclidi e addestramento del personale specializzato. Il reattore ISPRA-1 poteva produrre una potenza termica di 5 MW e dalla prima criticita‌ fino al suo arresto definitivo del 31 maggio 1973, ha prodotto l’energia totale di 13500 Mwd. Inizialmente la gestione era affidata allo Stato, ma nel 1962 passò effettivamente all’Euratom. Il Parlamento, con legge 906 dell’1 agosto 1960, approvò l’accordo siglato a Roma il 22 luglio 1959 fra il Governo italiano e la Commissione europea dell’energia atomica (Euratom) per l’istituzione di un Centro comune di ricerche nucleari presso il Centro studi di Ispra; Sulla base dell’accordo transattivo tra il governo della Repubblica Italiana e la Comunita‌ Europea per l’energia atomica, e ai sensi della Legge di Bilancio 2018 numero 205/2017, ratificata con legge 8 maggio 2019, n. 40, la gestione del Reattore ISPRA-1 ai fini della relativa disattivazione e‌ stata trasferita alla SO.G.I.N. SpA.

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